

In un paese senza nome, un uomo decide di prendere un incarico misterioso: il censimento degli abitanti dalla città di A alla città di Z. L’uomo sa di non avere più molto da vivere e si mette in viaggio con il figlio, un ragazzo con la sindrome di Down, a cui è legato da un amore profondo e inesprimibile. Insieme vanno da una casa all’altra: c’è chi li accoglie con gioia, chi si rifiuta di farli entrare, chi è ansioso di condividere un pensiero o un ricordo, chi vuole che restino. A mano a mano che il viaggio procede verso nord, i luoghi sembrano perdere i confini e le parole diventano evanescenti. Lungo la strada il padre finalmente capisce la purissima, radicale innocenza del figlio, il suo mondo in cui solo le emozioni sono reali. E così prende forma l’eredità che l’uomo vuole lasciargli, l’unica in grado di sopravvivere quando le parole non dicono più nulla: il potere della memoria, l’amore assoluto, la nostalgia. Con Censimento, Jesse Ball ci consegna un diario di viaggio nell’animo umano: un romanzo on-the-road tenero e crudele come una fiaba kafkiana, una storia che è un testamento d’amore e insieme l’omaggio dello scrittore a suo fratello Abram, a cui è ispirato il giovane protagonista.
Questo libro è per il cormorano, che sta in piedi sulla terraferma ad ali spiegate, e lascia che il vento gli asciughi le piume.
Jesse Ball
Nato a New York, è autore di poesie e romanzi, tra cui Quando iniziò il silenzio (Baldini 2015). Ha ricevuto nel 2008 il Plimpton Prize della Paris Review, ed è stato finalista al National Book Award nel 2015.
Le sue poesie sono state pubblicate sulla Best American Poetry e, nel 2017, Granta lo ha inserito tra i migliori scrittori americani viventi.

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